Le assi curve di Yves Bonnefoy (Mondadori)
Con la traduzione fedele di Fabio Scotto il mondo poetico di Bonnefoy si apre nel periplo dei ricordi, il libro inizia al passato (“Rauche erano le voci /delle raganelle la sera”); cieli estivi, crepitìo di fuochi e acque, sussulti vitali in un'intensa dialettica tra luci/ombre, notte/giorno, chiaro/scuro, parola/silenzio. Un universo a volte panteista e arcaico come in un dipinto di Delvaux o Böcklin, con apparizioni mitiche (Cerere, Marsia) e appelli accorati (che questo mondo rimanga, / malgrado la morte!”), dove l'amore a due è il tentativo di scalare l'assoluto (“i nostri corpi tentano il guado/ d'un tempo più vasto”) in una finitezza che vede tutto disfarsi e cedere all'ineluttabile (“tutto ciò, e che fu/ così nostro, ma/ non è che questo cavo delle mani/ in cui acqua non resta”). Il sogno fa da nocchiero tra le assi curve di barche-uomini desiderosi di poesia, passe-partout per la meraviglia (Io so che tu sarai, anche di notte, / l'àncora gettata, i passi barcollanti sulla sabbia /E la legna raccolta, e la scintilla”); rivelatrice di presenze folgoranti può diventare una crepa nel muro (“Ci piaceva che la crepa nel muro/ Fosse quella spiga da cui sciamavano mondi”) nella ricerca a tentoni della felicità e dell'impossibile immortalità. Iridescenti narrazioni nostalgiche d'un vitalismo verbale e simbolico, inquietudini in versi in una lotta a tu per tu con i propri demoni: familiari, linguistici, religiosi.
Luigi Carotenuto
Stupendo
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