Calanna una poesia senza carillon
Basterà ricordare un particolare del pensiero di Pitagora per orientarci nel castello di luci che Grazia Calanna ha disposto lungo le coinvolgenti pagine del suo primo libro di poesia "Crono silente" (ed. Prova d’Autore). Pitagora affermava che il mondo in cui viviamo è pervaso da una misteriosa armonia che noi non cogliamo perché vi siamo immersi fin dalla nascita e vi abbiamo fatto talmente abitudine da non essere più capaci di percepirne la caratterizzazione. Ebbene? Dopo aver letto le sessantatrè liriche di Crono silente, ne abbiamo acquisito una nostra chiave di interpretazione pensando alla proposta pitagorica, quella dello scorrere del tempo, acqua cheta che rovina i ponti, e quella dell’incessante duolo della vita, insito nella natura di ogni essere umano e quindi, a suo modo, "armonia" anche se amara e non dispensatrice di gioie e delizie: "Mondo ostile / traverso le tue lande desolate / ti ritrovo / lungo un tortuoso cammino / ripiegato su te stesso / orfano di verbi / (…) miscugli di cenere e lacrime amare / voglio dipingere quello che sento". Cenere e lacrime amare, dunque, potrebbe essere la costante della "armonia". Grazia non ha dubbi, infatti ci confida: "voglio dipingere quello che sento" perché è questa l’armonia del mondo, quella che tutti ascoltiamo fin dalla nascita e che non smette di seguirci lungo il tortuoso evolversi di questa vita nella quale ogni essere umano è delegato a portare dentro se stesso una propria croce. Una poesia, questa di Grazia Calanna, che cela, sotto l’accattivante accessibilità la via maestra del comunicare a ogni lettore, con l’ umiltà propria di chi non ha bisogno di belletti per presentare tutte le sfumature sull’impervio di ogni condizione esistenziale. "Senza carillon" ha scritto Savina Dolores Massa nella prefazione condivisa dalla magistrale nota di Mario Grasso in bandella. È, infine, la scrittura di Calanna, un coerente esempio di stile poetico, riconoscibile ad apertura di pagina per l’asciuttezza definitoria del verso, rigorosamente scevro da fumose esibizioni retoriche.
Stefania Calabrò