Argonauta
di Gabriella Bertizzolo (ed. Marsilio)
Riecheggia il mito nel percorso tra gli inferi e l'Eden psichici dell'ultima silloge poetica di Gabriella Bertizzolo, Argonauta. Intitolata così “proprio per il grande fascino che fin da bambina questo “viaggio” per antonomasia ha esercitato su di me”, dichiara l'autrice in una nota del libro; e come gli Argonauti alla ricerca del Vello d'oro così la poetessa si muove in cerca d'espiazione catartica, “tra il nihil e l'omnia”, tentando di riagguantare memorie, speranze e doni perduti, sottraendosi alla “morsa del Vuoto” che trattiene “con ghigno beffardo”. Avvinta da una “...insolvibile concupiscenza / di conoscenza”, madre di diletto e tormento, la Bertizzolo spreme intelletto e cuore “nella nivea pagina” dove “le parole sono mute” tra significati e significanti estenuati. Un duro lavorio interiore, anche inconscio, al quale fa da contrappunto la ricercatezza ed eleganza formale dei versi (Nell'infinito riassunto di vita / spaurito, alzi la mano / e con occhi sporchi di fiaba / chiedi cinture di sicurezza […] Ars docendi). Mito e psicanalisi sono sempre andati a nozze da Freud a Jung e in questa raccolta trovano ampio terreno fertile grazie allo scrutare analitico, all'utilizzo semantico e lessicale del dizionario classico (dal greco al latino e le lingue neolatine). Senza stridori, c'é spazio anche per la trascendenza di matrice teologico-cristiana (Inesauribile torcia di Fede / faro di Speranza / travaso di Carità / […] sulle gracili spalle sostieni / il macigno di confidenze tremende. Credo quia absurdum), diverse infatti, sono le poesie dedicate a figure di santi o eremiti. Fra interiorità e alterità, in attesa della “demiurgica Parola”, gravita sospeso l'universo simbolico di Argonauta, apotropaico antidoto al tedium vitae.
Luigi Carotenuto
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