lunedì 8 agosto 2011

Luigi Carotenuto “La poesia è politica nel senso originario”

di Grazia Calanna
(La Sicilia Cultura del 7 agosto 2011)


A tre anni dall’uscita del libro “L’amico di famiglia”, raccolta poetica, prefata dal critico letterario Anna Vasta, distinta dal proposito di mettere alla berlina i costumi sociali, le prassi sentimentali, canzonando degradanti luoghi comuni, il poeta catanese Luigi Carotenuto, con Prova d’Autore, conferma le proprie peculiarità liriche con il secondo lavoro intitolato “Vi porto via”.  Persistenti e incisive immagini mentali costellano la volta poetica dell’universo del Carotenuto, che riesce a piegare la parola al suo fulgente pensiero, focalizzando i nodi esistenziali dell’uomo”, si legge nell’introduzione del prof. Gaetano Vincenzo Vicari. Versatile, melanconico, ilare, istintivo, pragmatico, beffardo, sognatore, mordace, fiducioso. È, al di là degli “steccati”, l’esteso richiamo poetico di Carotenuto. “Leggendo le sue liriche capiamo - dichiara il curatore letterario Mario Grasso -,  che ci troviamo di fronte ad un poeta che si contraddistingue per la capacità di donare momenti salvifici, intrisi di satira, con tangibile disinvoltura e semplicità. Un conto infatti è l’autenticità, un conto sono sofisticazione e artigianato. La poesia è vita, deve esprimere con sincerità il proprio mondo interiore. Carotenuto interpreta l’animus degli altri e lo fa con grazia, con lealtà, con leggerezza”.  Il vate, sebbene cosciente dell’altrui preferenze, “mi vorrebbero muto come un sasso”, diviene testimone di un’epoca dubbia. Versi “arcobalenanti”, come sfumature di un “lungoprato fiorito fiorente”, germogliano, ora dal sogno, ora dal realismo, “nel gioco delle parti si risolve la giornata”. Parole precettrici incedono, incidono l’animo come fossero sberle officinali ansiose di vivificare uomini-fantocci, “in vetrina”. Viandanti, “senza lascito memoriale”, strappati ai fasti dello stupore. Eroi romantici senza “cavalli da domare / duelli per amore / … / un io da difendere / un tu da salvare”, interpreti spenti di un mondo menzognero, “virtuale”, traboccante di solitudine reale.  Parole indocili addosso al becero conformismo dell’apparenza. Parole di un amore nitido, assoluto, per un “girotondo” infinito di bimbi bisognosi d’ascolto, e di un sorriso leale.  
“Un tempo si credeva che lo zucchero si estraesse solo dalla canna da zucchero, ora se ne estrae quasi da ogni cosa; lo stesso per la poesia, estraiamola da dove vogliamo, perché è dappertutto”. Una premessa con Gustave Flaubert per chiederle: cos’è la poesia?
La poesia è memoria della vita offesa, come aveva detto Adorno a proposito dell’arte, e in tal senso fa ed è storia. È politica senza mai politicizzarsi, è l'unico atteggiamento “politico” nel senso originario e più alto. La poesia, ancora, è sogno incarnato, trasposizione di emozioni cristallizzate. Nasce e muore con l'uomo, resterà sempre attuale anche se deprezzata come, particolarmente è, in questo momento storico. L'attuale poesia, a parte le dovute eccezioni sempre più rare, è più un atteggiamento, una posa, un costume rozzo e ignorante che fa passare la prosa più becera e mediocre per aulico versificare. Il quotidiano inutile viene declamato a voce muta e uno pseudo ermetismo dietro il nume protettore dell'oscurità del poetare nasconde incompetenza, mancanza di idee e sentimento; non ultimo e forse il più dilettantistico e diffuso degli atteggiamenti è quello del sentimentalismo vuoto, banale, privo di senso di realtà e incantamento rivelatore (doti della vera poesia a mio parere), dove tramonti, gabbiani, solitudini, amori e gioie sono combinati insieme alla maniera della catena di montaggio e, delittuosamente, le parole vengono costrette a un “senso” unico, privo di qualunque traccia permanente”. 
Qual è il poeta italiano contemporaneo cui fa riferimento?
“Apprezzo molto Andrea Zanzotto, innovatore e sperimentatore del linguaggio poetico che sa mantenere nei propri versi il lirismo alto della poesia classica”.
Quando è nata la sua passione per scrittura e letteratura?
“Alle scuole elementari. Ricordo una lezione di storia, si parlava della guerra civile spagnola e alcuni miei compagni ironizzarono sul quadro di Picasso Guernica, definendo sgorbi quei pezzi di uomini e animali smembrati; la maestra  si alzò e cominciò, con grande pathos ai miei occhi di bambino, a descrivere gli orrori della guerra, le vittime e la tragedia del morire, finì il suo discorso in lacrime. Forse, almeno inconsciamente, da lì è partito il seme di un senso critico ed estetico, l’idea che l’arte, e quindi anche la letteratura, fosse  una cosa seria e soprattutto avesse realmente a che fare con la vita”.  
Un pensiero di Virginia Woolf, “è proprio vero che la poesia è deliziosa, infatti la prosa migliore è piena di poesia”, per chiedere, se le piacerebbe dedicarsi alla prosa poetica.
“La prosa poetica, programma ambizioso... ma la scrittura non può programmarsi più di tanto se si ha intenzione di scrivere con una certa onestà, di sicuro idealmente vorrei che la mia prosa contenesse lirismo, anzi, senza l'elemento lirico non immagino nemmeno un buon romanzo; mi piace poco questo proliferare di autori noir e giallisti, scorgo in questa passione per tali letture, tutta la miseria del genere umano, il lato voyeuristico legato al pettegolezzo e al gossip, frugare senza rispetto nelle vite (e soprattutto nelle morti) degli altri. E perché non si pensa a questa morte in vita dell'uomo? Mi appare molto più interessante indagare sul senso del nostro tempo, sul senso dell'uomo, invece che raccogliere una serie di eventi, sbattere “mostri” in prima pagina. La tragedia non è nella cronaca, ma nei motivi ontologici che spingono l'essere umano a questo tipo di cronaca, e questa serie di scrittori sono responsabili del degrado intellettuale perché non forniscono e, molte volte non hanno, elementi concettuali sui quali far meditare i lettori”.
GRAZIA CALANNA