venerdì 10 febbraio 2012

L’apprendimento elementare (Mondadori)
recensione di GRAZIA CALANNA

La prodigiosità del quotidiano in un policromo ventaglio visivo. Acquerellare l’odierno con primitivi pennelli, arditezze distillate dall’occhio illibato di un veterano fanciullo. “Ciò che siamo è invulnerabile”. Narrarsi narrando, denudandosi, affrancandosi dall’artica prigionia dell’incomprensione. A principiare dal titolo, “L’apprendimento elementare”, edizioni Mondadori,  distintamente, emergono due spunti inerenti le liriche di Fabrizio Bernini. Uno tematico, l’apprendimento imprescindibile, l’altro stilistico, l’ironia capillare. Imparare, nel senso primigenio di apprendere coll’intelletto, è tutt’altro che elementare. Il poeta anela l’apertura di un valico, “solitudine immaginaria”, percorre a ritroso il proprio personalissimo tratto temporale delineando, tra amarognole contentezze e malinconiche panacee, particolari, “ho messo le dita nella poca neve che ormai non cade da anni e mi è sembrato di bucare un corpo inutile, come il nostro”, e luoghi dell’anima, “il tetto di casa mia è il tetto della scuola. Visto da quassù sembra un cappello dove il sole sbatte scivola sugli spioventi, sgocciola nell’ombra”, distintivi di un itinerario che diviene universale. Lo sconquasso del tempo sul filo reciso della prevedibilità, “così diversa è la vita se il caso ti sceglie”, ciondola, avanti indietro, sull’onda corta di fiati orchestrati dalla dubbia clemenza del vento, “qui tutto ormai è prospettiva”. La solitudine si specchia “sui sassi lucidi” e il dolore, segreto come lo è “ogni posto”, fermenta “con le lacrime morse nei denti”. Invero, “comprendere è impensabile”, ciascuno “è freccia e bersaglio”. Giovinezza, “ti penso da questi luoghi con la schiena sul ciliegio e l’acacia”, e senescenza, “parla ai suoi anni, messi in ordine nelle pelle scalpellata”, l’una al cospetto dell’altra, identiche, se non nell’esperienza, nel rovesciamento, il vecchio “credeva alle piante e ai fiori”, il ragazzo “li avrebbe pestati quei fiori”. In un mondo asfissiato dall’asfalto, dalla “plastica in bocca e tra i denti”, l’autore osserva l’evidenza dell’eguaglianza di fronte al bisogno, “come bestie, torniamo a casa di sera”, e, con essa, l’impellenza del riparo, “tutto andrebbe conservato, così come la memoria tiene ogni cosa senza farcelo sapere”. Pagine trasudanti, “visione d’immenso”. L’inquietudine esistenziale, “grama battaglia contro il feltro del cuore”. L’alienazione della reiterazione, scordando “quello che andrò a rifare”. L’emancipazione dal dubbio, “il mistero non c’è mai stato, non cercatelo più. Tutto sta in questa parabola breve, ognuno sente per l’ognuno che è”. Accenti (acuti) sulla facoltà di  fantasticare. Salvifico incanto vitale, a ciascuno il proprio “bivio di pensieri”. Immaginare “corpi dietro le pareti, fiati a tempo dentro al sonno, le coperte tiepide, tutti i particolari di un sogno, le vere frenesie di ogni coscienza”.   

(La Sicilia Cultura 09.02.2012 – www.lasicilia.it)

lunedì 6 febbraio 2012



“Ad alta voce”

Inaugurato con successo il progetto culturale
guidato da Salvo Patanè, Pietro Barcellona e Mario Grasso


Venerdì 3 febbraio, a Giarre, nella sede “Liberi e cittadini”, è stato inaugurato con successo “Ad alta voce”,  progetto culturale guidato da Salvo Patanè, Pietro Barcellona e Mario Grasso. “Voci "isolane" racconteranno se stesse, le loro opere, la loro terra per fornire uno spaccato del nostro tempo e dei nostri luoghi. Le isole, come le città, come sono emerse sono destinate a scomparire in una prospettiva di lunga durata. L'intento del progetto è quello di far (ri)vivere l'isola che è in noi e attorno a noi, nel tempo, grazie all'incontro di queste personalità che hanno fatto della parola (poetica, saggistica, romanzesca, musicale, o artistica) il centro gravitazionale delle loro vite e di uomini e di studiosi o creativi. Incontro/scontro tra isole da cui nascerà connessione, contaminazione e quindi diversità e ricchezza intellettuale. Chi parla e chi ascolta compirà un lavoro su di sé, e sul territorio, per costruire nuove e buone città formate da nuovi e buoni cittadini - - ha detto l’architetto Salvo Patanè, vice presidente della Commissione consiliare Cultura della Provincia regionale di Catania “. “Realizzeremo – ha detto Mario Grasso – un confronto tra diverse generazioni. L’idea è quella di offrire un panorama delle nostra realtà, della nostra cultura da intendere in termini di sentimenti, costume, ecc… la volontà è quella, al termine, di realizzare un documento che, ci auguriamo, possa fare da stimolo per gli operatori culturali della zona. La dott.ssa Daniela Saitta che, al termine del programma di incontri,  curerà l’edizione in volume corredandola con un suo saggio di approfondimento critico”. “In un momento in cui i potenti vogliono persino facci dimenticare che abbiamo un corpo – ha aggiunto Pietro Barcellona -, incontrarsi è un fatto eversivo. Non riusciamo più a raccontarci perché non stiamo più insieme. Dobbiamo difendere il nostro cervello raccontando, il racconto deve essere il simbolo di un riscatto culturale”. Questo il programma degli incontri culturali che si terranno tutti alle ore 18 nella sede “Liberi e cittadini” di Giarre, in Piazza Bonadie 7, con i relativi illustri ospiti: il 18/02 incontro con Maristella Bonomo e Giuseppe Raniolo; il 2/03 incontro con Maria Allo e Francesco Foti; il 16 /03 incontro con Luigi Taibbi e Dario Consoli; il 30/03 incontro con Lio Tomarchio e Paolo Sessa; 13/04 incontro con Giuseppe Piazza e Isidoro Raciti; il 27/04  incontro con Aurora Romeo e Luigi Carotenuto; l’ 11/05 incontro conclusivo con Mario Pafumi e Grazia Calanna. Nel corso degli eventi programmati con i poeti, ai quali presto presto si aggiungeranno altri incontri  con intellettuali e scrittori di fama nazionale, è prevista la presenza di Alfio Patti, Salvatore Scalia, Carmelo D’Urso, Beppe Testa, Giacomo Leone, Domenico Trischitta, Salvo Andò, Enzo Mellia, Giuseppe Giarrizzo, Nicolò Mineo e Renata Governali.


venerdì 3 febbraio 2012

POESIA  Nei versi della Spallino alchimia e dialogo
 di GRAZIA CALANNA (La Sicilia Cultura 02/02/2012)
 “Tavolozze di alfabeti”, rievocano onirici, eppur tangibili, “frammenti” di un passato sempre nuovo, odierno “presagio di nascita” in un mondo da frugare “a piene mani” per rischiararne i sentieri cupi, “ancor privi di braccia e di stelle”. “Franchezza intransigente” e, “fra i geroglifici dell’attesa”, l’inquietudine aliena del dubbio, “speranze ancora da inventare tra i riquadri del desiderio”. Parliamo della silloge “Non io poeta” di Valeria Spallino, edizioni Prova d’Autore. Liriche, ora elegiache, “dolore ha il peso di scarpe logore nella neve”, “lacrime di rugiada su petali di cuore spaginati”, ora gioconde, “la gioia è volteggio di piuma non lascia orma se non traccia lieve da pettirosso sulla sabbia”, pervase dal palpabile desiderio di ricercare, congiuntamente, verità, amore e bellezza. “La poesia - risalta la Spallino -è contraddizione di moltitudine che mira all’unità. È un dialogare con se stessi e, nel contempo, diventare altro da sé, rivelarsi e superarsi al medesimo istante. È alchimia. Il tentativo impossibile, necessario, di raccontare il non esprimibile, di rendere visibile l’invisibile, procedendo per intuizione, per piccoli lampi alla meta, pennellature. Poesia è ascolto, accostamento, suggerimento, traduzione. Un insondabile segreto, un vuoto che necessita d’essere colmato, dal poeta al lettore, attraverso la realtà, fino all’universo”. L’autrice si esprime per cardini concettuali densi di locuzioni allegoriche e fantasiose, “gli uomini infrangono lo specchio del cielo, recidono un fiore, sgomentano l’universo”, “cespugli d’ombra irrompono il manto sottile dell’erba, caparbia fra le pietre, e un fremito leggero increspa pensieri appena timbrati”, “baratteremo scommesse di stagioni perdute, gusteremo l’infinito”. Risalta, anche beffardamente, l’amore per l’istintività dell’arte nelle più svariate accezioni, “parola mia d’architetto (no, non porto cravattino), il ragno è il miglior professionista, in lui ideazione arguta e manovalanza, a prova di qualsivoglia certificato”. E, dona, guizzante, l’omaggio a Federico Garcia Lorca, “segreti sottovento stringono mani a pontili tardivi di stelle come buchi, cercherò l’alito che sostiene tutte le cose”. Un canto in versi sublimante immagini, “solitaria memoria”, che affondano radici nelle propaggini epocali, “il tempo misura lo scalpello degli anni poi disordina lo spazio”. Appurata, tra le funzioni della poesia, quella di “far strada verso noi stessi”, s’alza, “nel fragore dell’alba”, un richiamo alla presa di coscienza, via di salvezza per un astro in cui “balzi di carta avanzano stampa di cronaca sterile che non redime, incapace com’è la coscienza di avanzare”.
 “Ad alta voce”
Questo il programma degli incontri culturali con i relativi illustriospiti: (il 3 febbraio 2012  ore 18)  incontro inaugurale con Pietro Barcellona e Mario Grasso, letture di Giuseppe Raniolo; (il 18 febbraio 2012 ore  18), incontro con Maristella Bonomo e Giuseppe Raniolo; (il 2 marzo 2012 ore 18), incontro con Maria Allo e Francesco Foti; (il 16  marzo 2012 ore 18) incontro con Luigi Taibbi e Dario Consoli; (il 30  marzo 2012  ore 18) incontro con Lio Tomarchio e Paolo Sessa; (13 aprile 2012  ore 18) incontro con Giuseppe Piazza e Isidoro Raciti; (27 aprile 2012 ore 18) incontro con Aurora Romeo e Luigi Carotenuto;
(l’ 11  maggio 2012 ore 18) l’incontro conclusivo con Mario Pafumi e Grazia Calanna