1921
Serviranno a ben poco epicedi o epitaffi in onore di Andrea Zanzotto.
La sua opera lascia punti di sospensione.
E due punti, direbbe la Szymborska.
Un fuoco permanente la poesia, roveto ardente, ardimentoso dire ripagato dall'indifferenza, perché
il poeta è trattato come un morto in vita, al massimo celebrato istituzionalmente,
così da congelare la sua corrosività sociale nella museificazione accademica di premi e
“riconoscimenti”. Ma cosa può riconoscere una società ignara di se stessa in un poeta?
Chi è senza desiderio come può farsi allievo?
Cosa può apprendere il secolo del prendere?
Di che può preoccuparsi chi sa soltanto occuparsi?
“Al mondo per le sue presenti mete,
non serve il senno, basterà la rete.”
Con un lievissimo cachinno, così mi risponde Zanzotto.
Si può dargli torto?
di Luigi Carotenuto (www.lestroverso.it)
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